Il bambino con i petali in tasca
Anosh Irani
Ho letto questo libro sulla scia de “il cacciatore di aquiloni” e “mille splendidi soli” e perché mi aveva colpita la copertina.
Questa è la storia di Chamdi, abbandonato dal padre in un orfanotrofio di Bombay, nei primi anni 90, quando si susseguono scontri politici e religiosi. L’orfanotrofio è un luogo sicuro per Chamdi, Che è un bambino sensibile e sognatore. Egli subisce il fascino dei colori delle buganvillee che si trovano nel cortile.
A dieci anni decide che è arrivato anche il momento di lasciare l’orfanotrofio e andare alla ricerca di suo padre.
Raccoglie una manciata di petali di bouganvillee e le mette nelle sue tasche.
Al di fuori dell’orfanotrofio però la realtà è ben diversa da come l’aveva idealizzata. Sulla strada conosce il dolore, la fame e la disperazione.
L’incontro con i fratelli Sumdi e Guddi segna una svolta. Nasce un rapporto di amicizia e solidarietà, legati alla sopravvivenza.
Visto che non ci sono abbastanza soldi per abbandonare Bombay, i tre decidono di rubare quelli del tempio. Il compito spetta a Chamdi che è quello più magro e l’unico che può attraversare i pali del tempio. Così fanno. Una volta all’interno, Chamdi sente uno scoppio. È l’esplosione di una bomba dove muoiono diverse persone, tra cui Sumdi.
Dopo questo avvenimento la sua amicizia con Guddi, che era sopravvissuto all’esplosione, si rafforza.
Nonostante tutto Chamdi continua a sognare, perché tanto “i sogni sono gratis”.
Il libro è scorrevole e ben scritto. Ti impone di riflettere sulla situazione di tanti bambini che sono costretti a vivere di sogni perché la loro realtà è estremamente difficile.
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